Nella giornata di ieri il Consiglio di Amministrazione della Banca ha preso in esame alcuni profili della posizione “Aeradria”.
Il Consiglio non ha potuto formulare una valutazione del “Piano” sotteso alla domanda di Concordato preventivo presentata dalla Società, perché, pur avendone fatto richiesta ufficialmente, non le è stato consegnato. La Banca è stata portata a conoscenza dai professionisti della Società di alcune linee-guida del “Piano”, che peraltro aveva già ricavato dalla lettura della stampa quotidiana (evidentemente informatane nel dettaglio) e sulle quali aveva già espresso, agli stessi professionisti, le proprie perplessità. A tale proposito la Banca precisa di non avere dato comunicazione di tale sua valutazione ad altri se non ai professionisti predetti, onde le anticipazioni giornalistiche sulla posizione della Banca non sono state fatte trapelare in alcun modo dalla stessa, non essendo ciò – del resto – nel suo costume. Le perplessità manifestate investono lo stesso impianto che caratterizzerebbe – a quanto è stato dato di sapere – l’operazione di “salvataggio” di Aeradria: l’azzeramento, in pratica – o poco meno – delle ingenti pretese dei creditori, in funzione della riconsegna dell’impresa così risanata all’attuale proprietà. Il chè appare concettualmente, economicamente e giuridicamente inaccettabile, perché in presenza di perdite comportanti un disavanzo patrimoniale di molti milioni di euro, il capitale sociale è, più che azzerato, annichilito, ed i soci non sono più legittimati a disporre della società: che, in pratica, è diventata di “proprietà” dei creditori. Grottesca sarebbe poi l’idea che i soci potessero arricchirsi vendendo a terzi le azioni della società risanata grazie all’azzeramento delle decine di milioni di perdite provocate da una gestione, di cui è difficile non considerarli “responsabili”. La Banca ha espresso anche scetticismo sulle confuse e generiche prospettive di ricapitalizzazione che emergerebbero dalle abbondanti notizie di stampa dedicate da tempo all’argomento: sia per la contraddizione con la quale tali prospettive si pongono rispetto alle ripetute denunce di molti degli enti pubblici-soci sulla scarsità delle risorse economiche disponibili (finanche) per i loro fini istituzionali; sia per la circostanza che tali dotazioni di capitale, se e quando effettivamente disponibili, dovrebbero essere in primo luogo versate nelle casse della Banca – e non già di Aeradria -, in quanto dalla stessa a suo tempo anticipate alla Società, proprio previa l’assicurazione del rimborso nel momento in cui gli aumenti di capitale più volte approvati sarebbero stati versati. E lo stesso è a dirsi per le contribuzioni dovute dai soci ad Aeradria per il finanziamento della attività promozionali (c.d. “co-marketing”): tali contribuzioni dovrebbero anch’esse essere versate in primo luogo nelle casse della Banca – e non già di Aeradria -, nella misura in cui la Banca a suo tempo le ha già anticipate alla Società, proprio previa l’assicurazione del rimborso al momento della erogazione dei contributi da parte dei soci. Fermo il rispetto delle valutazioni dell’Autorità giudiziaria, nelle competenti sedi, circa il carattere giuridicamente vincolante dei descritti impegni di rimborso da parte dei soci di Aeradria; nonché degli effetti di tali impegni sulla attendibilità della prospettiva che tali erogazioni siano rivolte, invece, a sostenere finanziariamente la esecuzione del “Piano” di Concordato; la Banca reclama il carattere istituzionalmente ed eticamente vincolante degli impegni presi nei suoi confronti, ripetutamente, tanto in privato quanto in pubblico: a maggior ragione se si considera la fiducia che è ragionevole porre nelle assicurazioni espresse da Enti pubblici, che più di ogni altro dovrebbero rappresentare garanzia di linearità, coerenza e correttezza nei comportamenti. La Banca non è in condizione, allo stato, di esprimere valutazioni sulla responsabilità dei soci piuttosto che del management nella produzione dell’evidente e grave dissesto nel quale versa Aeradria: può solo constatare, come tutti, la apparente inspiegabilità della repentinità del dissesto – che si sarebbe prodotto solo negli ultimi mesi, stante il ricorso al credito da parte della Società fino alla vigilia della domanda di concordato -; e può soltanto osservare, per converso, che anche il management più capace è destinato ad incontrare gravi difficoltà di gestione, se gli investimenti approvati dai soci con la deliberazione di ripetuti aumenti di capitale non trovano poi adeguato sostegno finanziario, perché gli stessi soci non provvedono né alla sottoscrizione né al versamento degli aumenti di capitale pur deliberati. In questo momento peraltro l’attenzione deve essere concentrata sulla individuazione delle possibili soluzioni alla situazione di dissesto di Aeradria. La Banca ha già fatto – e ampiamente – “la propria parte”: da una parte è la Banca che certamente ha assistito più generosamente Aeradria; dall’altra si è fino ad ora astenuta da assumere iniziative tese ad ottenere un “rientro” dei propri crediti, che avrebbero accentuato le difficoltà finanziarie della Società – e si augura che analogo senso di responsabilità abbia caratterizzato gli altri creditori “istituzionali” dell’Aeroporto -. La Banca è pronta a confermare la sua propensione a sostenere le iniziative imprenditoriali del territorio anche nelle situazioni di “crisi”, laddove sussistano ragionevoli presupposti di risanamento, e si agisca in un contesto trasparente e corretto: e lamenta la totale mancanza di coinvolgimento nelle iniziative di varia natura che risulterebbero in atto per la soluzione della crisi di Aeradria. Del resto l’affermazione, più volte ripresa dalla stampa, che le (asserite) trattative con i “privati” che sarebbero interessati ad un ingresso nella Società si starebbero svolgendo “alla luce del sole”, non pare essere suffragata dai fatti. La Banca ha infine valutato l’impatto dell’eventuale dissesto di Aeradria sui propri conti, confermando che la posizione non desta in alcun modo preoccupazioni “sistemiche”, pur contribuendo ad appesantire un conto economico che deve misurarsi con il perdurare di una crisi che colpisce duramente il territorio. Nell’immediato, la Banca rimane disponibile a valutare qualsiasi soluzione che garantisca l’effettivo rispetto delle “legittime posizioni” di tutti i soggetti in campo, respingendo però il concetto che “tutti quanti siano stati della partita”, se con ciò si vuole alludere ad un coinvolgimento nella responsabilità del dissesto: la “partita” giocata dalla Banca, come quella di tutti gli altri creditori – grandi e piccoli – la vede vittima delle responsabilità altrui (se ne saranno state individuate), e non certamente complice. Se mai, il ruolo di “grande creditore” che le tocca di giocare in questa “partita”, la induce ad offrirsi come un punto di riferimento per chi, facendo parte della “squadra” dei creditori, ritenesse conveniente addivenire ad un coordinamento delle iniziative volte a perseguire un disegno comune di “salvataggio” dell’aeroporto cittadino. In tale prospettiva, preme alla Banca smentire l’illazione di essere o di essere stata soggetta a “pressioni politiche”: la delicatezza della situazione e l’importanza della “partita” per le ricadute economiche e sociali sul territorio non hanno provocato alcuna indebita interferenza sull’indipendenza di giudizio dell’Istituto, che evidentemente anche le forze politiche percepiscono come un valore da preservare, in funzione della sana e prudente gestione della Banca e – attraverso ciò – della garanzia di sostegno all’economia del territorio anche per il futuro, che certamente passa anche attraverso la conservazione di un’importante infrastruttura per lo sviluppo dell’economia locale.LA POSIZIONE DI CARIM SUL CONCORDATO DI AERADRIA