ALLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI L’ESPERTA DI CULTURA E ARTE ORIENTALE CHIARA BELLINI
“AGOSTINO GIORGI E IL SIMBOLISMO BUDDHISTA.
UN ERUDITO ROMAGNOLO E L’ARTE DEL TIBET
DOMANI DALLE 17,30 A PALAZZO BUONADRATA A RIMINI
Rimini, 18 aprile 2013 – Sulle vette del Tibet tra arte e religione. Si viaggia nella cultura, nella filosofia e nell’arte dell’Asia e, soprattutto, della cultura tibetana, senza recidere il legame con il territorio e con la cultura e l’arte italiana.
L’ideale viaggio si compirà domani, venerdì 19 aprile, dalle ore 17,30 a Palazzo Buonadrata (Corso D’’Augusto 63) a Rimini durante la conferenza “Agostino Giorgi e il simbolismo buddhista. Un erudito romagnolo e l’arte del Tibet”, penultimo appuntamento della Rassegna “I Maestri e il Tempo. Arte e Pensiero a Rimini, tra l’Europa e l’Oriente”.
Interverrà Chiara Bellini, studiosa ed esperta di culture orientali. “L’arte tibetana – anticipa la professoressa Bellini – è essenzialmente un’arte sacra, legata alla sua tradizione religiosa: il Buddhismo. Una delle sue caratteristiche più interessanti è l’essersi tramandata, da maestro a discepolo, sino ai giorni nostri, senza interruzioni. È dunque un’arte viva, la cui funzione è quella di supportare il fedele nella meditazione e nel proprio percorso spirituale”.
Chiara Bellini è ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali dell’Università di Bologna, dove si è laureata in filosofia. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in studi Indologici e Tibetologici all’Università di Torino con una tesi sull’arte del Ladakh (XIV-XVI sec.). Tiene seminari sull’arte indo-himalayana presso il Dipartimento di Studi Orientali di Bologna. Insegna Arte nelle religioni orientali presso la laurea magistrale dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose A. Marvelli (Rimini). Ha svolto ricerche in India, Nepal, Mustang, Tibet e Ladakh, dove ha soggiornato per lunghi periodi. Tra le molte pubblicazioni si ricordano: “Svelare il Paese delle Nevi: l’Alphabetum Tibetanum di Agostino Antonio Giorgi” (Pazzini, 2011) e, insieme a Erberto Lo Bue, suo maestro, “Arte del Ladak” (Jaca Book, 2013). Sta preparando un volume monografico sulla cultura e l’arte del Tibet per l’Editore Einaudi di Torino.
Agostino Giorgi (San Mauro Pascoli 1711 – Roma 1797), monaco dell’Ordine Agostiniano, fu noto erudito, storico-teologico e linguistico-orientalistico. Pare conoscesse ben undici lingue, tra antiche, moderne e orientali, tra le quali la tibetana. Accumulò e lavorò su materiali e manoscritti tibetani, finendo per apprendere questa lingua e i suoi dialetti, tanto da pubblicare nel 1762 una vasta opera sul Tibet.
La terza edizione de “I Maestri e il Tempo Arte e Pensiero a Rimini, tra l’Europa e l’Oriente”, curata da Alessandro Giovanardi, è organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini con il Patrocinio dell’Istituto per i Beni Culturali Artistici e Naturali della Regione Emilia-Romagna.
LE CONFERENZE IN TELEVISIONE SU ICAROTV
Sino al 24 maggio 2013, ciascuna conferenza in programma in questa edizione viene trasmessa ogni domenica alle ore 22,00 e replicata ogni venerdì seguente alle ore 14,40.
INFO: Segreteria Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini 0541/351.611 segreteria@fondcarim.it
INTERVISTA A CHIARA BELLINI
Quali le differenze più evidenti tra l’arte Occidentale e l’arte Orientale, e in particolare tibetana, e quali invece, se ci sono, gli elementi comuni?
“Premetto che non è possibile generalizzare l’arte orientale come una forma unica d’arte – afferma la professoressa Chiara Bellini – , tenendo conto della moltitudine e della complessità delle culture che la producono. Tale considerazione vale, tra l’altro, anche per l’arte occidentale. Le differenze sono ovviamente di tipo iconografico, concettuale, simbolico. Un elemento fondamentale da comprendere circa l’arte tibetana è che questa è essenzialmente un’arte sacra, volta alla trasmissione di simboli religiosi, abbastanza simile all’arte occidentale pre-rinascimentale. L’arte moderna contemporanea, ‘l’arte per l’arte’, ossia una forma creativa che esprima la sensibilità dell’artista, è un fenomeno recentissimo”.
Quale ruolo ha avuto Agostino Giorgi nell’avvicinare queste due culture?
“Giorgi è stato un grande erudito del XVIII secolo, un fine studioso e un personaggio la cui correttezza e rettitudine morale trapelano dalle testimonianze dei suoi contemporanei. Aveva un profondo interesse per le lingue e le culture orientali ma la sua finalità era l’evangelizzazione. Il suo lavoro fu un primo manuale di grammatica e di cultura tibetana, basato sulle testimonianze dirette e sui resoconti di viaggio dei missionari italiani che si recarono in Tibet”.
Quali sono le caratteristiche dell’arte tibetana?
“Come dicevo, l’arte tibetana è essenzialmente un’arte sacra, legata alla sua tradizione religiosa: il Buddhismo. Una delle sue caratteristiche più interessanti è l’essersi tramandata, da maestro a discepolo, sino ai giorni nostri, senza interruzioni. È dunque un’arte viva, la cui funzione è quella di supportare il fedele nella meditazione e nel proprio percorso spirituale”.
Lei è una studiosa ma anche un’appassionata viaggiatrice in queste terre così lontane, come riesce a gestire questa doppia passione? Come la cultura orientale influenza la sua vita di tutti giorni e la sua sensibilità estetica?
“Il mio amore per l’oriente risale all’infanzia e il sogno di recarvisi mi ha sempre accompagnata. Ho vissuto per quasi tre anni tra l’India e il Ladakh, e, dal mio rientro definitivo in Italia, torno in Asia almeno quattro volte all’anno, per ricerche, viaggi di studio, ecc. È un po’ come se avessi accettato qualche chicco della melagrana offerta da Poseidone a Proserpina… la nostalgia si fa sentire e io non posso resistere al “mal d’Asia”: devo tornare. Recentemente sono stata in Cambogia e in Thailandia, a luglio tornerò in Tibet mentre a settembre sarò in India. Fortunatamente il mio compagno e mia figlia sono da sempre abituati a queste mie partenze, e con grande generosità mi ‘lasciano’ andare… La mia vita di tutti i giorni non può non essere influenzata da questo mio lavoro ma soprattutto da questa mia grande passione. Il Buddhismo, sebbene io non sia una praticante, è una filosofia straordinaria, i cui principi fondamentali, dopo anni di studio e di frequentazione di maestri, ormai sono parte di me. La difficoltà sta nell’applicarli”.