2° appuntamento con la Rassegna culturale dedicata ai Poeti romagnoli
Incontro tra due generazioni di poeti santarcangiolesi, Gianni Fucci e Annalisa Teodorani
Domani, ore 17.30 a Palazzo Buonadrata
Rimini, 3 aprile 2013 – “Verso Sera, la Poesia, Piccola rassegna di Poesia romagnola” volge lo sguardo alla poesia santarcangiolese, verso la liricità di Gianni Fucci e nella giovane anima di Annalisa Teodorani con un appuntamento dal titolo “E’ circal de giudeizi e la sua eredità”. L’incontro tra due generazioni all’insegna della poesia dialettale santarcangiolese è programmato per domani, giovedì 4 aprile dalle ore 17,30 a Palazzo Buonadrata in Corso D’Augusto 62 a Rimini, nell’ambito della nuova iniziativa culturale promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini in collaborazione con il Festival Parco Poesia, e a cura di Isabella Leardini. Gianni Fucci porterà la sua splendida poesia ma anche la memoria viva degli anni in cui il dialetto romagnolo ha fatto il suo ingresso nella grande poesia del ‘900. Fucci è stato protagonista, insieme a Tonino Guerra, Raffaello Baldini, Nino Pedretti ed altri scrittori e intellettuali, di quello che è passato alla storia come “E’ circal de giudizei”, straordinaria esperienza della quale ne racconterà l’amicizia e il senso. “Appartenevo a un gruppo che è passato alla storia come “e’ circal de giudéizi’, che poi in santarcangiolese significa il Circolo dei matti, un modo ironico per sottolineare la personalità di un gruppo di giovani intellettuali e studenti, rumorosi e battaglieri – ha raccontato in un’intervista Gianni Fucci –. La piccola borghesia santarcangiolese li vedeva come dei matti, con tutte le loro idee balzane: sistemare l’arco, restaurare il paese, salvare le contrade, istituire la biblioteca, e poi discutere, accapigliarsi su concetti di estetica riguardo alla poesia, la grande letteratura italiana ed europea, la pittura che per noi era in quel momento un’assoluta scoperta… . Per un poeta la cosa più importante è certamente la lingua nella quale si esprime, che è una sua lingua propria. Io ho fatto esperienza in questa lingua, ho vissuto per lungo tempo nel dialetto e col dialetto, e in questa lingua ho scoperto tutte le possibilità, tutti i segreti, tutte le grandi qualità che ha una lingua di origine orale. Ho scelto il dialetto perché era più consonante con la mia esperienza e col mio mondo, probabilmente in realtà è stato il dialetto che ha scelto me. Quando scrivo in dialetto uso delle parole che nel momento stesso in cui le pronuncio evocano l’oggetto che sto pronunciando”. A coadiuvare la lettura di Gianni Fucci sarà l’attrice dialettale Attilia Pagliarani. Annalisa Teodorani, oltre a leggere le proprie poesie, sposterà l’attenzione in particolare sull’unica poetessa del Circolo del Giudizio, dando una personale lettura di Giuliana Rocchi. «Giuliana Rocchi fu il primo poeta di Santarcangelo a catturare la mia attenzione – racconta la Teodorani – per via di alcune sue poesie riportate sulle saracinesche di una casa in Via dei Nobili, una contrada a pochi passi dalla mia abitazione. Quelle parole riaccesero ben presto in me il desiderio di riscoprire una lingua che in fondo fin dalla culla più o meno inconsapevolmente udivo ma con la consapevolezza, raggiunta l’età della “ragione”, che potesse diventare per me insieme la lingua del sogno e della realtà. Giuliana ha scritto pagine di un profondo lirismo senza mai cedere ad alcuna forma di velleitarismo, per questo amo la sua scrittura. È poeta di necessità di una forza straordinaria». Info: 0541/351611 – segreteria@fondcarim.it POESIE “E’ bastiment” di Gianni Fucci Magari a s’inviarémm t ’na strêda nóva e a sarémm tótt cuntént cmè e’ pasaròt da néid ch’e’ fa la próva e u s mètt te sbòcch de vént. Ad che mumént ch’e’ spécca e’ su préim vòul un’òmbra ligra la trapasa e’ sòul. Mo e’ putrébb ès che da i rivêl dl’insógn’ al vòusi al daga fura t’un êlt mònd (dvè che niséun l’arspònd) a strènzti e’ cór t’un pógn. Ult-éulta ma sti méur chi ségn stil dla memória i n fa piò còunt dla stória i n’arcèra ste schéur. Se crusêri dla nòta e’ mór e’ vént ti finistréun e témp u s’impastròcia ste póri bastimént e’ viaza tl’aria férma d’una bòcia. (da La balêda de vént) IL BASTIMENTO – Magari c’incammineremo per una strada nuova e saremo tutti contenti come il passero da nido che fa le prove e si mette dove sbocca il vento. Nell’attimo stesso in cui spicca il primo volo un’ombra allegra già trapassa il sole. Ma potrebbe essere che dalle rive dei sogni le voci sbuchino in un altro mondo dove nessuno risponde a stringerti il cuore in un pugno. Lungo questi muri i segni sottili della memoria non tengono più conto della storia non rischiarano questa oscurità. All’incrocio della notte muore il vento nei finestroni il tempo s’impasticcia questo povero bastimento viaggia nell’aria ferma di una bottiglia. “I zchéurs dla zènta” di Annalisa Teodorani Dal vólti a m mètt ma la finèstra e a stagh da sintói i zchéurs dla zènta: da spèss i è acsè strach che la s putrébb sparagnè la fadóiga d’arvói la bòcca. Mo se la zcòrr in dialètt alòura i zchéurs i arciàpa vigòur, énca al patachèdi, e u m vén vòia d’andè ad ciòtta a dói la mi. (da Par senza gnént) I DISCORSI DELLA GENTE – A volte mi metto alla finestra e sto a sentire i discorsi della gente: spesso sono così stanchi che si potrebbe risparmiare la fatica di aprire la bocca. Ma se parla in dialetto allora i discorsi riprendono vigore, anche le sciocchezze, e mi viene voglia di scendere in strada a dire la mia.