“Dolore cronico. Le ombre della cura, i bisogni da garantire”
Il 1° ottobre iniziative in tutta Italia promosse dalla Fondazione ISAL
Un’occasione per sostenere la ricerca e sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione e la cura del dolore cronico e sul disagio sociale che esso genera
Nel mondo oltre 200 milioni di persone soffrono di dolore cronico, ma sono ancora troppi gli ostacoli al riconoscimento di uno stato di cronicità della malattia
Una realtà tragica e spesso invisibile agli occhi della società, che si ripercuote nella vita quotidiana e che solo in Italia colpisce circa 13 milioni di persone. E’ il dramma di chi soffre di “dolore cronico”. Per riflettere su quante sofferenze ancora colpiscano i pazienti affetti da questa condizione e come essa influisca sulla loro salute senza che vi siano ancora soluzioni di cura efficaci in moltissime malattie caratterizzate da dolore persistente, si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con la Giornata Internazionale Cento Città contro il Dolore, l’iniziativa della Fondazione ISAL, giunta alla sua XV edizione, volta a sensibilizzare e informare i cittadini sul tema del dolore cronico e della sua cura e prevenzione. La “Giornata Internazionale Cento Città contro il Dolore” nasce nel 2009, col patrocinio del Senato e del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, per dare voce ai bisogni delle persone colpite da dolore cronico; per SENSIBILIZZARE la popolazione e le istituzioni sulla prevenzione e sulla cura del dolore cronico e sul disagio socio-lavorativo che lo stesso genera, SOSTENERE la ricerca per dare una cura al dolore cronico ad oggi “incurabile”, PROMUOVERE lo sviluppo della Innovazione Biotecnologia e Telematica nella Rete Nazionale di Terapia del dolore. L’edizione 2023 si soffermerà in particolar modo sulla necessità di far riflettere le istituzioni sanitarie e i cittadini su quante siano ancora oggi le patologie dolorose croniche che non hanno trattamenti efficacie quanto disagio sia ancora presente per ottenere l’accesso ai centri di cura e in particolare quante ombre persistano nell’ambito del riconoscimento di uno stato di cronicità della malattia e della invalidità che la stessa determina specie nel mondo del lavoro. Una malattia che non si esaurisce in un trattamento procedurale, ma che necessita di una presa in carico complessiva per evitare la solitudine per i pazienti in questa difficile condizione di vita. “Dolore cronico. Le ombre della cura, i bisogni da garantire”: sarà questo il titolo della giornata che domenica 1° ottobre farà tappa nelle piazze di tutta Italia, dando voce ai bisogni delle persone colpite da dolore cronico, con la collaborazione di medici specialisti, infermieri e cittadini volontari, tutti impegnati in iniziative di promozione e informazione nonché in consulenze gratuite (scopri dove su: www.fondazioneisal.it). Ogni giorno più di 200 milioni di persone nel mondo occidentale soffrono a causa del dolore cronico. Nevralgie, endometriosi, vulvodinia, fibromialgia, esiti da trauma o da interventi chirurgici, emicrania, herpes zoster, neuropatia diabetica, sono solo alcuni nomi di patologie che causano un dolore quotidiano e persistente. Secondo gli ultimi dati del rapporto del Consiglio dell’Unione Europeasulle malattie croniche e sul ruolo del dolore, in Europa la prevalenza del dolore cronico è compresa tra il 16% e il 46%. Questi dati evidenziano come il dolore cronico sia un vero dramma sociale, un’epidemia di sofferenza con un forte impatto sulla qualità di vita delle persone che ne sono colpite, dei loro familiari ma anche dei sistemi sanitari nazionali. Attraverso la Giornata, si vuole portare l’attenzione sulla necessità di:- identificare la malattia all’interno delle patologie croniche e definire degli indicatori di disabilità/invalidità per le persone che ne sono affette suddividendone le specificità nei differenti quadri morbosi;
- evidenziare che troppe patologie dolorose complesse non hanno ancora una cura efficace;
- porre grande attenzione allo sviluppo di sedi di ricerca per cure innovative e segnalare l’allarme di quanto poco il settore “Dolore” sia presente nella scena della ricerca istituzionale sia in Italia che in Europa, nonostante la legge 38.