LA MEMORIA E LA SHOAH

Incontro questa mattina tra gli studenti del Liceo San Pellegrino e Erika Silvestri,

autrice del libro ‘Il commerciante di bottoni’, la storia di un’amicizia tra una ragazzina dei giorni nostri, la stessa Silvestri e un sopravvissuto di Auschwitz

Misano Adriatico, 7 aprile 2014 – Imparare la storia, comprendere e cercare risposte sui grandi eventi del recente passato attraverso il confronto con chi quegli eventi li ha immaginati attraverso i ricordi e l’amicizia di chi li ha vissuti in prima persona.

Con questo spirito si è svolto questa mattina al Liceo linguistico paritario San Pellegrino a Misano Adriatico, l’incontro tra gli studenti e Erika Silvestri, autrice del libro “Il commerciante di bottoni” (edito da Rizzoli)

Erika Silvestri, nata a Roma nel 1986, studia Storia medioevale, moderna e contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Nel 2000, in terza media, ha preso parte a un incontro tenuto nella sua scuola da Piero Terracina, deportato ad Auschwitz nel 1944 quando aveva quindici anni.

Dopo l’incontro Erika gli ha scritto una lettera. Lui le ha risposto. “Il commerciante di bottoni” è la storia della loro amicizia.

“Ho conosciuto Piero quando avevo tredici anni – racconta Erika – Non saprei dire cosa rappresenta adesso, nella mia vita. Non è mio nonno, anche se gli piace presentarmi come sua nipote adottiva (sono stata io ad adottarlo) non mi è stato dato dal destino, se così vogliamo pensarla, perché non siamo legati da parentela. La mia famiglia è piccola e forse per questo è arrivato lui, per allargarla. Lui che la sua l’aveva persa. Con il mio libro ho cercato di restituire a Piero un po’ della sua famiglia perché la scrittura è una dimensione in cui puoi incontrare chi non c’è più”.

Una storia tragica da cui emerge un sentimento però privo di rancore e rispettoso della vita. “I nipoti dei carnefici non sono carnefici, i nipoti delle vittime non sono vittime”: sono queste le parole di Piero che Erika riporta durante l’incontro incalzata dalle domande dei ragazzi.

Inevitabile di fronte a questi fatti interrogarsi sui temi più profondi come il bene e il male: “Non ci può essere una divisione netta tra buoni e cattivi, ma esiste una zona grigia, che riguarda ciascuno di noi, su cui occorre lasciare aperto il giudizio”.

“Erika è l’esempio di quanto sia determinante nell’educazione il ruolo attivo della famiglia – commenta il Liceo San Pellegrino -. In particolare per lei è stata preziosa la figura della nonna che raccontandole la sua storia ha stimolato la curiosità di una bambina nei confronti di un passato doloroso. Così come determinante è stata la sensibilità nel comprendere l’importanza dell’incontro con Piero e la capacità di coltivare con tenacia il rapporto, divenuto talmente importante da orientare la scelta dello studio della storia del Novecento come percorso di vita.

Sono queste le esperienze che possono formare i ragazzi e rendere la scuola un reale luogo di incontro con la cultura che per essere autentica deve passare sempre attraverso le persone e le loro storie”.