CELLULE STAMINALI CORDONALI: LUISS E INSCIENTIAFIDFES PROMUOVONO IL DIALOGO FRA ‘PUBBLICO’ E ‘PRIVATO’
Sinergie tra operatori privati e pubblici sotto il segno della qualità, sta qui il futuro delle Biobanche di sangue cordonale. È emerso in un convegno svoltosi a Roma e promosso dall’Università LUISS Guido Carli e InScintiaFides.
Le cellule staminali contenute nel sangue di cordone ombelicale sono oggi una certezza a livello clinico nel trattamento di malattie del sangue. In Italia, tuttavia, una fonte così importante di cura è sotto sfruttata, poiché resta inalterata quella percentuale del 95% di cordoni ombelicali gettati nei rifiuti ogni anno. Eppure in Italia sono operative ben 19 biobanche pubbliche dedite alla conservazione di sangue cordonale Donato, mentre conservare per se stessi viene consentito dalla Legge solo presso biobanche private all’estero.
Dunque, il sistema così strutturato non ottimizza un servizio di valore oggettivo, e di come migliorarlo si è parlato tra operatori sanitari pubblici e privati nel convegno sul tema “La conservazione di cellule staminali cordonali: rilevanza sociale e opportunità di collaborazione pubblico – privato” organizzato dall’Università LUISS Guido Carli e dalla biobanca privata InScientiaFides della Repubblica di San Marino.
Dal confronto si sono poste le basi per tracciare una strada comune tra attori pubblici e privati, che ha come obiettivo finale “la salute delle persone”.
Il dato di partenza sul quale discutere è una ricerca che proprio LUISS Guido Carli e InScientiaFides hanno promosso per fotografare la percezione fra gli operatori della Sanità.
L’indagine qualitativa è stata svolta tra presidenti, assessori e direttori alla Sanità delle Regioni italiane: il 65% degli intervistati ha risposto in maniera affermativa alla domanda se sia possibile stabilire collaborazioni tra le Biobanche di conservazione autologa e le strutture pubbliche.
Dalla ricerca è anche emerso che il 66% ritiene corretto fornire ai cittadini la possibilità di scelta fra conservazione autologa e donazione a prescindere dalla natura dell’operatore (il 30% ‘no’ e il 4% ‘non sa’);
Il 69% è convinto che ci sia una netta distinzione sul piano dell’affidabilità e della qualità del servizio tra Biobanche e Agenzie d’intermediazione. Ben l’87% afferma che il mercato della conservazione autologa necessiti di una maggiore regolamentazione per permetterne l’accesso solo agli operatori che garantiscano la massima qualità del servizio e la migliore trasparenza dello stesso a beneficio dell’utente.
L’indagine, come ha spiegato Matteo Caroli, Professore Ordinario di Economia e gestione delle imprese all’Università LUISS Guido Carli, nasce per approfondire gli studi e la comprensione delle dinamiche dell’offerta e della domanda di un servizio complesso sia sul piano tecnico/scientifico che istituzionale e normativo.
Si è rilevato come il “mercato della conservazione delle cellule staminali” si sia sviluppato negli ultimi dieci anni e abbia manifestato una crescita rapidissima nell’ultimo quinquennio, tra il 2006 e il 2009 il tasso annuo di crescita dei prelievi è stato dell’80%, un vero e proprio boom. Nell’ultimo biennio la crescita è proseguita, ma con una rapidità inferiore rispetto al passato. A tutt’oggi, comunque, la percentuale di prelievo del sangue da cordone ombelicale sulla totalità delle nascite è bassa. Il potenziale del mercato resta però ampio, ma si è rilevato come esista tra le persone una generica conoscenza sul prelievo e sui benefici del prelievo del sangue cordonale. È diffuso “il sentito dire” tra gran parte della popolazione del mercato potenziale.
Per superare l’empasse, senza pregiudizi e a partire dal reciproco riconoscimento degli standard di qualità espressi concretamente, è auspicabile l’innalzamento dell’asticella delle garanzie e delle certificazioni richieste agli operatori pubblici e privati, così da determinare un numero più limitato di attori, comportando una maggiore qualità per l’utente. Allo stesso modo è fondamentale parlare lo stesso linguaggio in termini di ricerca.
Infine va affrontato un problema di legislazione, perché se il 95% dei cordoni ombelicali viene gettato insieme alla sua ricca risorsa di sangue cordonale, è nececessario intervenire.
Punto fondamentale per la corretta gestione, sia di una Biobanca pubblica che di una privata, è infatti la qualità del servizio prestato: attualmente al di là del rispetto delle normative GMP per il laboratorio e camere bianche, l’unico concreto accreditamento riconosciuto dal Pubblico, che serve a garantire la qualità della banca che opera in questo settore, è l’accreditamento FacNetCord, richiesto anche a tutte le banche pubbliche, delle quali solo due sono accreditate. È un accreditamento importante che richiede un forte dispendio di energie, di personale, di soldi, di tempo. Questa è la migliore garanzia per tutti, la migliore garanzia per mamme, per gli operatori e anche l’eventuale migliore garanzia che dovrebbe essere presa in considerazione nel caso di un’azione legislativa indirizzata a dare un accreditamento a quelle banche private che vogliono operare in tal senso.