METAMORFOSI 2015 – LABORATORI TEATRO DANZA VOCE
Primo incontro venerdì 13 febbraio dalle 19 alle 22, Oratorio della parrocchia di Viserba Mare, viale Tonini 14 (angolo piazza Pascoli), Viserba di Rimini
Ovidio ci dice che per sapere chi siamo dobbiamo diventare altro. Diventare ciò che non sappiamo ancora di essere. Le identità, individuali o collettive sono in continua ridefinizione. Bisogna sfuggire sia alla presunzione di sapere chi siamo sia alla fissazione di non poter essere altro. (Vittorio Sermonti)
Rimini, 12 febbraio 2015 – Accompagnati dai miti classici e antichi andiamo a cercare una nuova occasione per riflettere sulla nostra identità, sulla necessaria e ineluttabile trasformazione che riguarda l’uomo, il mondo, l’universo.
Dal Big Bang in avanti nulla si è fermato, tutto attorno a noi si muove e muta forma. Rinunciare alla dinamica, proteggersi dai cambiamenti è una reazione di difesa che spesso ha radice nella paura del nuovo e del diverso e quasi sempre è responsabile delle rotture e dei conflitti fra gli uomini.
I miti classici, esprimendo la rappresentazione che una societàfa di se stessa e della sua collocazione all’interno dell’universo, sono una riserva di risposte alle domande fondamentali che l’uomo da sempre si è posto. I racconti epici-mitologici narrati nelle Metamorfosi hanno per soggetto amori tragici, proibiti, a volte puniti, amori e lutti materni, stupri, cambiamenti di sesso, imprese eroiche. I motivi che muovono alle metamorfosi sono sempre riconducibili all’ira, all’invidia, alla paura, all’amore o alla sete di conoscenza. Rileggendo questi racconti percepiamo l’origine della nostra cultura, ma forse possiamo anche trovare spiegazioni ai vissuti contemporanei che apparentemente non siamo in grado di comprendere. Le stesse storie ci suggeriscono inoltre una parentela universale fra tutte le cose – attraverso il principio di contiguità fra dei ed esseri umani – la compenetrazione del regno umano in quello animale, vegetale, minerale, nell’universo delle stelle.
C’è in alto nel cielo una via, che si vede quand’è sereno – scrive Ovidio – Lattea si chiama, e spicca proprio per il suo candore. A quella via spesso volgiamo lo sguardo, quando non sappiamo a chi altri chiedere conforto.
Ma Ovidio va oltre, perché sceglie di raccontarci solo i miti che culminano in metamorfosi, connotando la trasformazione come un evento doppio: se da un lato è un dramma tragico e distruttivo, dall’altro è sempre un’affermazione di vita. La sopravvivenza di tutti gli esseri e la loro riproduzione, è garantita proprio in virtù della mutazione di forma, sia essa premio, o rimedio, o pena.
Metamorfosi impossibile da evitare dunque se si vuole avere il diritto di restare al mondo. Senza metamorfosi nessuna identità.
Informazioni: Pier Paolo Paolizzi p.paolizzi@libero.it tel. 3450541942